NOTA INTRODUTTIVA: Uno dei più grandi fra tutti i capi indiani, SEATH, meglio conosciuto come Capo Seattle, pronunciò il suo più importante discorso all’Assemblea Tribale del 1854, in preparazione dei trattati fra il governo federale e le tribù indiane dell’Oregon e di Washington, in cui le autorità federali promettevano una riserva, rendite e servizi in cambio di cessioni di terra.
Capo Seattle parlò nel suo elegante dialetto nativo Duwamish e il dott. Smith, che prese nota del suo discorso e lo tradusse, insistette poi nel dire come: “la lingua inglese, pur con tutta la sua ricchezza di vocaboli, si fosse rivelata assolutamente inadeguata a rendere, in traduzione, la bellezza dell’immaginazione e del pensiero originale espresso da Seattle”.
Nel 1976 l’ organizzazione ecologica mondiale UNEP definì il discorso di Seattle come:
“Il più grande e penetrante documento ecologico mai concepito dall’uomo”.
E’ questa la dichiarazione del Capo Indiano Seath della tribù Suwamish , più noto con il nome di Capo Seattle,
Capo Seattle parlò nel suo elegante dialetto nativo Duwamish e il dott. Smith, che prese nota del suo discorso e lo tradusse, insistette poi nel dire come: “la lingua inglese, pur con tutta la sua ricchezza di vocaboli, si fosse rivelata assolutamente inadeguata a rendere, in traduzione, la bellezza dell’immaginazione e del pensiero originale espresso da Seattle”.
Nel 1976 l’ organizzazione ecologica mondiale UNEP definì il discorso di Seattle come:
“Il più grande e penetrante documento ecologico mai concepito dall’uomo”.
E’ questa la dichiarazione del Capo Indiano Seath della tribù Suwamish , più noto con il nome di Capo Seattle,
“ Il Grande Capo a Washington ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra
Come si può comprare o vendere il cielo o il calore della terra?
Per noi è un'idea che ci stupisce. Se non ci appartengono né la freschezza dell’aria né lo scintillio dell'acqua sotto il sole, come potreste comprarcelo?
Ogni piccola parte di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago di pino, la riva sabbiosa, la bruma dei boschi, ogni insetto che nasce, il suo ronzio... è sacro nella memoria del mio popolo. La linfa che percorre gli alberi porta il ricordo del pellerossa.
I morti dell'uomo bianco si dimenticano della loro terra natale quando vanno a passeggiare tra le stelle. I nostri morti, invece, non dimenticano mai questa bella terra, perché essa è madre del pellerossa. Siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli, il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli. Le cime rocciose, l'odore delle praterie, il calore del corpo del puledro e l'uomo: tutti apparteniamo alla stessa famiglia.
Quando il Gran Capo di Washington ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra, è molto quello che ci chiede. Il Gran Capo dice che riserverà per noi un posto, dove poter vivere comodamente. Lui sarà nostro padre e noi saremo suoi figli. Per questo, stiamo considerando la sua offerta di comperare la nostra terra. Ma non sarà facile perché la terra per noi è sacra.
L'acqua scintillante che corre nei ruscelli e nei fiumi non è solo acqua: è il sangue dei nostri avi. Se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovreste ricordare che essa è sacra, e dovreste insegnarlo ai vostri figli, dovreste insegnare loro, che ogni immagine che si rispecchia nell'acqua dei fiumi o dei laghi parla di avvenimenti e ricordi della vita del nostro popolo. Se vi vendiamo la terra, voi dovreste insegnare ai vostri figli che i fiumi e i laghi sono nostri fratelli e che meritano l'attenzione che merita un fratello.
Sappiamo che il bianco non capisce il nostro modo di essere. Per lui un pezzo di terra è uguale ad un altro. Lui è come un estraneo che arriva nella notte, strappa alla terra quello che gli è necessario e se ne va . Non guarda alla terra come ad una sorella ma come ad un nemico. E quando l'ha conquistata l'abbandona e parte per altri destini. Lascia indietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Viola la terra dei suoi figli e non se ne cura. Tratta la sua madre terra e suo fratello, il cielo, come cose che si possono comprare, saccheggiare, vendere, come pecore o lucenti monili. Il suo appetito divorerà la terra e temo, che dietro, resterà solo il deserto.
Non so. Le nostre usanze sono diverse dalle vostre. L'immagine delle vostre città ferisce l'occhio del pellerossa, ma probabilmente perché il pellerossa è selvaggio e non capisce.
Non esiste tranquillità nelle città dei bianchi. Non c'è un posto dove si possa ascoltare il rumore delle foglie o il sussurro delle ali di un insetto. Ma forse dico questo perché sono un selvaggio e non capisco. Il rumore delle città disturba l'udito. Come sarebbe la vita dell'uomo se non potesse ascoltare il grido solitario del coyote o l'animata conversazione notturna dei rospi nello stagno? Io sono pellerossa e non capisco.
L’indiano preferisce il dolce suono del vento che slanciandosi come una freccia accarezza lo stagno e preferisce l’odore del vento bagnato dalla pioggia mattutina, o profumato dal pino pieno di pigne. L'aria è preziosa per il pellerossa, perché tutte le cose condividono lo stesso respiro. Le bestie, l'albero, l'uomo tutti respirano la stessa aria. L'uomo bianco sembra non far caso all'aria che respira come un essere agonizzante da molto tempo, è insensibile al cattivo odore che emana.Ma se noi vi vendiamo la terra, voi dovreste ricordarvi che l'aria è sacra. L'aria che ha raccolto il primo respiro del nostro antenato e ne ha raccolto anche l'ultimo. Voi dovreste mantenerla intatta e sacra perché si possa assaporare il vento purificato dal profumo dei fiori.
Se decidiamo di vendere la terra, lo faremo ad una condizione, l'uomo bianco dovrà trattare gli animali e queste terre come suoi fratelli e sue sorelle
Io sono un selvaggio e non capisco altre forme di pensiero. Ho visto migliaia di bufali imputridire nella prateria, abbandonati dai bianchi dopo averli colpiti con il fucile da un treno in corsa. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro, sia più importante del bufalo che noi sacrifichiamo soltanto quando ne abbiamo bisogno per sopravvivere.
Cos'è l'uomo senza animali? Se tutti sparissero l'uomo avrebbe una gran solitudine di spirito. Perché tutto quello che accade agli animali, in seguito si ripercuote sull'uomo.
Tutti noi esseri viventi siamo mutuamente dipendenti uno dall'altro.
Noi sappiamo questo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Noi sappiamo che tutte le cose appartengono ad una unica famiglia. Tutto è unito. Non è l’uomo che ha ordito le trame del tessuto della vita egli è solo uno dei suoi fili. Quello che l'uomo fa a questo tessuto lo fa a se stesso.
Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco non sa, ma un giorno scoprirà, il vostro Dio e il nostro Dio sono lo stesso Dio.
Voi pensate che Lui sia una vostra proprietà, come per la terra, ma non è così. E non sarà così. Lui è Dio di tutti gli esseri e la sua compassione è la stessa verso il popolo pellerossa e verso l'uomo bianco.
Per Lui la terra è preziosa e recar danno alla terra è disprezzare il Creatore.
Questo destino per noi è un mistero.
Ma noi siamo selvaggi e non capiamo quando vediamo tutti i bufali sacrificati, i cavalli selvaggi domati, gli angoli dei boschi impregnati dall'odore di molti uomini, le cime delle montagne macchiate di filo spinato.
Dov'è il bosco? E' sparito! Dov'è l'aquila? Sparita!
E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza. “
Come si può comprare o vendere il cielo o il calore della terra?
Per noi è un'idea che ci stupisce. Se non ci appartengono né la freschezza dell’aria né lo scintillio dell'acqua sotto il sole, come potreste comprarcelo?
Ogni piccola parte di questa terra è sacra per il mio popolo. Ogni ago di pino, la riva sabbiosa, la bruma dei boschi, ogni insetto che nasce, il suo ronzio... è sacro nella memoria del mio popolo. La linfa che percorre gli alberi porta il ricordo del pellerossa.
I morti dell'uomo bianco si dimenticano della loro terra natale quando vanno a passeggiare tra le stelle. I nostri morti, invece, non dimenticano mai questa bella terra, perché essa è madre del pellerossa. Siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli, il cervo, il cavallo, la grande aquila sono nostri fratelli. Le cime rocciose, l'odore delle praterie, il calore del corpo del puledro e l'uomo: tutti apparteniamo alla stessa famiglia.
Quando il Gran Capo di Washington ci manda a dire che desidera comprare la nostra terra, è molto quello che ci chiede. Il Gran Capo dice che riserverà per noi un posto, dove poter vivere comodamente. Lui sarà nostro padre e noi saremo suoi figli. Per questo, stiamo considerando la sua offerta di comperare la nostra terra. Ma non sarà facile perché la terra per noi è sacra.
L'acqua scintillante che corre nei ruscelli e nei fiumi non è solo acqua: è il sangue dei nostri avi. Se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovreste ricordare che essa è sacra, e dovreste insegnarlo ai vostri figli, dovreste insegnare loro, che ogni immagine che si rispecchia nell'acqua dei fiumi o dei laghi parla di avvenimenti e ricordi della vita del nostro popolo. Se vi vendiamo la terra, voi dovreste insegnare ai vostri figli che i fiumi e i laghi sono nostri fratelli e che meritano l'attenzione che merita un fratello.
Sappiamo che il bianco non capisce il nostro modo di essere. Per lui un pezzo di terra è uguale ad un altro. Lui è come un estraneo che arriva nella notte, strappa alla terra quello che gli è necessario e se ne va . Non guarda alla terra come ad una sorella ma come ad un nemico. E quando l'ha conquistata l'abbandona e parte per altri destini. Lascia indietro le tombe dei suoi padri e non se ne cura. Viola la terra dei suoi figli e non se ne cura. Tratta la sua madre terra e suo fratello, il cielo, come cose che si possono comprare, saccheggiare, vendere, come pecore o lucenti monili. Il suo appetito divorerà la terra e temo, che dietro, resterà solo il deserto.
Non so. Le nostre usanze sono diverse dalle vostre. L'immagine delle vostre città ferisce l'occhio del pellerossa, ma probabilmente perché il pellerossa è selvaggio e non capisce.
Non esiste tranquillità nelle città dei bianchi. Non c'è un posto dove si possa ascoltare il rumore delle foglie o il sussurro delle ali di un insetto. Ma forse dico questo perché sono un selvaggio e non capisco. Il rumore delle città disturba l'udito. Come sarebbe la vita dell'uomo se non potesse ascoltare il grido solitario del coyote o l'animata conversazione notturna dei rospi nello stagno? Io sono pellerossa e non capisco.
L’indiano preferisce il dolce suono del vento che slanciandosi come una freccia accarezza lo stagno e preferisce l’odore del vento bagnato dalla pioggia mattutina, o profumato dal pino pieno di pigne. L'aria è preziosa per il pellerossa, perché tutte le cose condividono lo stesso respiro. Le bestie, l'albero, l'uomo tutti respirano la stessa aria. L'uomo bianco sembra non far caso all'aria che respira come un essere agonizzante da molto tempo, è insensibile al cattivo odore che emana.Ma se noi vi vendiamo la terra, voi dovreste ricordarvi che l'aria è sacra. L'aria che ha raccolto il primo respiro del nostro antenato e ne ha raccolto anche l'ultimo. Voi dovreste mantenerla intatta e sacra perché si possa assaporare il vento purificato dal profumo dei fiori.
Se decidiamo di vendere la terra, lo faremo ad una condizione, l'uomo bianco dovrà trattare gli animali e queste terre come suoi fratelli e sue sorelle
Io sono un selvaggio e non capisco altre forme di pensiero. Ho visto migliaia di bufali imputridire nella prateria, abbandonati dai bianchi dopo averli colpiti con il fucile da un treno in corsa. Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro, sia più importante del bufalo che noi sacrifichiamo soltanto quando ne abbiamo bisogno per sopravvivere.
Cos'è l'uomo senza animali? Se tutti sparissero l'uomo avrebbe una gran solitudine di spirito. Perché tutto quello che accade agli animali, in seguito si ripercuote sull'uomo.
Tutti noi esseri viventi siamo mutuamente dipendenti uno dall'altro.
Noi sappiamo questo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Noi sappiamo che tutte le cose appartengono ad una unica famiglia. Tutto è unito. Non è l’uomo che ha ordito le trame del tessuto della vita egli è solo uno dei suoi fili. Quello che l'uomo fa a questo tessuto lo fa a se stesso.
Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco non sa, ma un giorno scoprirà, il vostro Dio e il nostro Dio sono lo stesso Dio.
Voi pensate che Lui sia una vostra proprietà, come per la terra, ma non è così. E non sarà così. Lui è Dio di tutti gli esseri e la sua compassione è la stessa verso il popolo pellerossa e verso l'uomo bianco.
Per Lui la terra è preziosa e recar danno alla terra è disprezzare il Creatore.
Questo destino per noi è un mistero.
Ma noi siamo selvaggi e non capiamo quando vediamo tutti i bufali sacrificati, i cavalli selvaggi domati, gli angoli dei boschi impregnati dall'odore di molti uomini, le cime delle montagne macchiate di filo spinato.
Dov'è il bosco? E' sparito! Dov'è l'aquila? Sparita!
E' la fine della vita e l'inizio della sopravvivenza. “
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