venerdì 19 marzo 2010
venerdì 12 marzo 2010
saggezza Tibetana
Domandarono al Dalai Lama:
“Qual è la cosa che La sorprende di più dell’umanità?”
Risposta::
” Gli uomini,
perché perdono la salute per guadagnare soldi,
poi spendono i soldi per riavere la salute.
E per pensare con ansia al futuro si scordano del presente,
quindi finiscono per non vivere né il presente né il futuro.
E vivono come se non dovessero mai morire…
e muoiono come se non avessero mai vissuto…”
Saggezza Tibetana
giovedì 11 marzo 2010
....apprendere
sabato 6 marzo 2010
...ti adoro
Io ti adoro
Io ti adoro, gia', ti adoro. . .Respiro leggera mentre le tue immagini
Vagano nella mia mente . . .
Ti vedo disteso, spogliato, quasi totalmente al buio..
I tuoi occhi spiano fuori il rumore della pioggia ...
I tuoi capelli biondi lunghi, morbidi,
Ti fanno quasi da cuscino...
Ti adoro nel tuo silenzio...
In contemplazione, malinconico...
Con il respiro lento e gentile..
Vedo la tua pelle come una tela...
Dipinta dalle tue rinascite e
dalle tue sofferenze...
Sei unopera darte...
Forse troppo bello e troppo forte,
inestimabile...
tanto che non posso più neanche amarti
ma adorarti.
La tua debolezza è la tua forza,
La tua coerenza è il non essere coerente,
I tuoi errori sono la tua rinascita..
Vorrei essere come te ...
Vorrei vivere fino infondo come fai tu
E scrollarmi di dosso ogni volta
Il fango con il quale tentano di affossarmi
Ti adoro perché nel tuo fare non cè ipocrisia,
non mi prometti il futuro
perché sai che nessuno potrà mai veramente prometterlo..
Ti adoro perché mi scegli giorno per giorno
e sai ridere e sai piangere...
e sai parlare e sai sognare...
Sei la mia idea, il mio angelo, il mio orgoglio...
Sei tutto il piacere che ho provato
E quello che ancora dovr provare...
Sei tu tutto quello che ho dentro
E che ancora non riesco ad esternare ....
Cosi ogni volta che ti guardo negli occhi
La mia anima si specchia nella tua...
Il mio cuore si inginocchia a te...
E chiedo scusa a Dio se ti adoro e sei solo un uomo,
che non sarai mai un martire e non sarai mai un eroe,
ma sei il sangue che scorre nelle mie vene,
sei il sorriso del mio mattino
e la lacrima della mia sera.
Ti amo in tutte le lingue del Mondo
Ti amo in tutte le lingue del Mondo |
italiano: mi sono infatuato di te
italiano: sono tuo
italiano: sono in fiamme per te
italiano: muoio per te
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martedì 2 marzo 2010
L'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del Re
Quei fiorellini gialli piacquero moltissimo a re, che penso':
"Quest'erba fa dei fiori molto piu' belli di quelli del mio giardino. Non e' giusto che sia qui nel bosco."
Il re comando' subito al suo seguito:
"Voglio che quell'erba sia portata nel giardino reale e messa sotto la mia finestra, perche' voglio vedere i fiorellini gialli la mattina quando mi sveglio. Voglio che il real giardiniere venga immediatamente qui a prendere l'erba e la trapianti subito nella reggia."
E cosi' fu. Ma le cose non andorano come il re voleva: nel trasporto dal bosco ai giardini reali i fiorellini gialli si staccarono dall'erba ed anche quando l'erba fu trapiantata i fiorellini gialli non crescevano.
Tutte le mattine il re, quando si svegliava, apriva la finestra e guardava se l'erba aveva fatto i fiorellini gialli, ma non si vedevano neppure i boccioli. Il re si metteva a strillare:
" Voglio i fiorellini gialli, che mi piacciono tanto! Voglio i fiorellini gialli, che mi piacciono tanto! Voglio che il giardiniere venga qui immediatamente! Voglio che l'erba sia innaffiata tutti i giorni, anzi due volte al giorno, voglio che gli sia messo il miglior concime, voglio i fiorellini gialli"
Il povero giardiniere faceva di tutto, ma i fiorellini gialli non crescevano.
Il re disperato fece un bando in cui si diceva che chi sarebbe stato capace di far crescere i fiorellini gialli, sarebbe stato nominato principe.
Vennero giardinieri da tutte le parti del mondo. Il re li portava nel giardino e gli diceva:
" Voglio che quell'erba faccia i fiorellini gialli: mi piacciono tanto! Fate di tutto per farli crescere! Se ci riuscite diverrete un principe."
I giardinieri non ottenevano nessun risultato e l'erba stava cominciando a seccarsi. Il re si disperava sempre di piu' ma non sapeva che fare.
Un giorno arrivo' a palazzo uno strano personaggio con un cappello alto alto che disse al re:
"Io sono il mago Babalu' e so come far crescere l'erba che fa il fiorellini gialli."
"Voglio saperlo! Voglio saperlo!" grido' subito il re.
Il mago sorrise:
"Non so se vostra maesta' ne sara' capace. Bisogna chiedere all'erba di crescere sempre per favore e non bisogna mai dire 'voglio' in sua presenza, ne' all'erba, ne' a nessun altro. Non appena l'erba sente 'voglio', smette di crescere, anche se sta nei giardini del re."
Il re dapprima si arrabbio' moltissimo; penso':
"A sentire questo insolente non dovrei dire 'voglio'. Io che sono il re! Che sono diventato re a fare, se non posso nemmeno dire 'voglio' in presenza di un erba. E poi l'erba sta proprio sotto le mie finestre: non potrei mai piu' dire 'voglio' a nessuno. No, non ne sarei capace!".
Il re stava quasi per comandare: "Guardie, voglio che prendete il mago Babalu' e gli tagliate la testa! Voglio che impari che non si parla cosi' ad un re.", quando si rese conto che, se faceva cosi', non avrebbe mai piu' visto quei bei fiorellini gialli: gli venne quasi da piangere. Cerco' di calmarsi e disse:
"Mago Babalu', ti ringrazio moltissimo dei tuoi consigli, mi sei stato davvero utilissimo. Se quello che hai detto e' vero, voglio, anzi desidero che tu sia nominato principe; ma sta attento: se mi hai mentito ti taglio subito la testa!".
Finite le udienze il re usci' di corsa ed ando' subito nel giardino dall'erba e le disse:
"Erba, erbuccia mia, vuoi fare per favore quei fiorellini gialli che a me piacciono tanto? Ti innaffiero' quando vuoi e ti portero' i migliori concimi."
Il re ebbe l'impressione che l'erba annuisse.
La mattina dopo, quando il re si affaccio' alla finestra, vide che l'erba aveva fatto dei bellissimi fiorellini gialli. Il re fu contentissimo: nomino' principe il mago Babalu' e gli fece sposare una sua figlia. Si fece una grande festa, che duro' tre giorni: da tutte le parti del regno vennero principi e principesse, baroni e baronesse, dame e cavalieri. Da quel giorno in poi il re non disse mai piu' voglio e fu sempre gentile con tutti.