mercoledì 9 giugno 2010
Il disco di culto che conquista il Web custodito nel pc del ragazzino suicida
C'è un album che sta facendo il giro dei blog di mezzo mondo, un successo che non avrà mai un seguito. Da giugno è arrivato anche in Italia, distribuito da una piccola etichetta indipendente. E’ nato sul web, crescendo fra link, forum, chat ed eroi virtuali. Si chiama "A society in which no tear in shed is inconceivably mediocre". Dura quaranta minuti, eppure dentro c'è tutta una vita. Quella brevissima di Vinicius Gageiro Marques, il ragazzino brasiliano che nel luglio del 2006 ha deciso di uccidersi in diretta. Ha disseminato la casa di bigliettini, si è collegato ad un forum, ha barricato la porta del bagno, riempito la stanza di monossido di carbonio. Gli amici conosciuti in Rete hanno seguito la sua fine passo per passo. Avrebbe compiuto diciassette anni un mese dopo.
Prima, aveva lasciato una lettera ai genitori. Spiegava che non avevano colpe, chiedeva che rispettassero il suo gesto. Indicava l'indirizzo del suo blog, e raccomandava che la sua musica rimanesse lì, dentro l'hard disk. «Era serio, forse troppo serio» ricorda la madre Ana Maria, psicanalista e professoressa universitaria. «L'ho capito subito: la sua sensibilità era anche la sua debolezza».
Quando Luiz, il padre, segretario alla Cultura di Rio Grande, ha acceso il computer insieme all'investigatore della polizia che era piombato in casa dopo la telefonata, ha trovato un file pieno di mp3. Il testamento del figlio. Luiz ha scoperto che Vinicius, sul web, si faceva chiamare Yonlu, e non aveva mai spiegato il perchè, nemmeno ai fan che l'hanno seguito fino alla morte. «Suppongo che fosse un modo per tenere separata la musica dalla vita vera» ragiona Sam Miller, che aveva conosciuto Vinicius su un forum dedicato ai Radiohead. Online Yonlu aveva creato una ragnatela di rapporti, quelli che fuori non aveva mai avuto. In coppia con il compositore inglese Sabrepulse aveva realizzato collage e partecipato a concorsi fotografici in Tailandia e Giappone, scritto recensioni sul suo idolo Joao Gilberto, il cantautore brasiliano a cui diceva di ispirarsi, insieme all'altro genio ragazzino, Nick Drake, che per togliersi la vita aveva aspettato di compiere venticinque anni. Sul blog Vinicius scriveva in portoghese, inglese e francese. Raccontava la sua passione per i libri di Kafka, scoperto alla scuola media. E postava le canzoni registrate in cameretta. «Forza, qualcuno dica qualcosa di bello sui miei pezzi prima che mi uccida» aveva scritto. Sui forum gli mp3 di Yonlu hanno continuato a girare finchè sono arrivati sulla scrivania di David Byrne, guru della musica elettronica, ex leader dei Talking Heads e compagno di sperimentazioni di Brian Eno, che ha messo insieme i frammenti di musica e ne ha fatto un album, pubblicato dall'etichetta discografica Luaka Bop.
L'unico modo per vedere un concerto di Yonlu è affidarsi a YouTube. Sul sito di condivisione video c'è la sua sola performance, cliccatissima. Suona la chitarra classica, la faccia nascosta dal ciuffo. Accende la webcam, la punta su di sé, parte con il primo accordo. Dopo due minuti e quattro secondi la mano spegne la videocamera. Poi scrive: «Credo che il ritmo e l'armonia, se ascoltati nel momento giusto, possano rende felici anche i momenti più bui».
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