mercoledì 2 giugno 2010

Peppino Impastato 32 anni dopo

Appartiene al tuo sorriso
l’ansia dell’uomo che muore,
al suo sguardo confuso
chiede un pò d’attenzione,
alle sue labbra di rosso corallo
un ingenuo abbandono,
vuol sentire sul petto
il suo respiro affannoso:
è un uomo che muore.
Peppino Impastato



Peppino Impastato è morto a 30 anni. Lo hanno fatto espoldere sui binari della tratta Palermo-Trapani dopo averlo legato. Dopo la morte, ha subito anni di calunnie. Lo hanno attaccato perchè era un militante della Sinistra. Come si conviene, in questo stato di merda, coloro che lottano per la libertà e per la verità, vengono trattati come pezze da piedi.
L’omicidio di Peppino è tutt’ora avvolto nell’ombra. Don Tano - Gaetano Badalamenti, condannato come mandante del suo assassinio solo nel 2002 all’ergastolo, sembra non essere l’unico colpevole. Sembra che, forse, dietro ci possa essere la mano di qualche altra forza. Altre entità “superiori”. Forse addirittura la mano dello stato che per troppo tempo non ha voluto rendere omaggio a questa persona. Attilio Bolzoni, in una breve videointervista a Repubblica, spiega che, nella strage di Impastato, sono ritrovabili gli stessi elementi presenti nella trattativa tra Stato e Mafia culminata con le stragi ‘92 e ‘93 e tutt’ora in corso.

Peppino Impastato, nato e vissuto a Cinisi, giornalista, politico, attivista e conduttore radiofonico, divenne celebre per la sua trasmissione, su Radio Aut, “Onda Pazza”, all’interno della quale raccontava, screditava e derideva la forza mafiosa che, proprio in quel priodo, era più radicata nel suo paesino, nel quale risiedeva, a cento passi da casa Impastato, il boss Badalamenti o, come lui lo chiamava, Tano Seduto.

L’omicidio era addirittura stato considerato come un fallito attentato del giornalista stesso. Solo nell’84, grazie Rocco Chinnici e Antonio Caponnetto, viene firmata una sentenza di delitto mafioso a carico di ingoti.

Ciò che però rende ancora più forte la voglia di memoria di questo personaggio, è il fatto che fu lui stesso un erede mafioso. Nacque ciò in una famiglia mafiosa: padre, zio ed il cognato, il capomafia Cesare Manzella. Ma già da ragazzo Peppino si ribella e viene cacciato del padre perchè contro il metodo mafioso. Ed è forse in quel momento che la vita di Impastato si concentra tutta sulla lotta alla mafia. La voglia di ribellarsi ad una morsa sempre più stretta di criminalità organizzata.

Questi sono i nostri eroi. Come lui ce ne sono stati e, tanti, ce ne saranno tanti. Bisogna ricordarli per quello che hanno fatto e per cosa gli è stato fatto. Non si può ricordare sempre le solite persone che, per di più, non meritano neanche un pensiero, ma solo la più totale dell’indifferenza.

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